Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 13 Ottobre, 2020
Nome: 
Graziano Delrio

Doc. XVI, n. 4

Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, credo che non dobbiamo dimenticare che stiamo discutendo di questo piano straordinario dell'Europa perché l'Italia è il Paese più colpito da questo orribile virus, da questo nemico invisibile, che ha causato così tanti lutti, così tanti dolori, difficoltà, sacrifici; e quindi oggi, discutendo di questa straordinaria occasione che è davanti ai nostri occhi, prima di tutto anch'io desidero ricordare e ringraziare tutti coloro che nei momenti difficili hanno mostrato, come ha detto il Presidente della Repubblica, il volto migliore di questo grande Paese, e che ci rendono fieri col loro lavoro: medici, infermieri, familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

C'è stato uno sforzo collettivo, e credo che noi dobbiamo fare bene. Ministro, la ringrazio della sua presenza qui, che non è solo formale, e ringrazio anche il Ministro D'Incà per la sua presenza costante ai nostri lavori; non è solo formale, ma credo sia il segno del rispetto che lei porta a questo Parlamento, e nelle sue parole, che ci hanno molto confortato, è trasparito questo suo desiderio di un lavoro collettivo.

Credo che il gruppo dei Democratici voglia ribadire oggi che approva e voterà favorevolmente l'analisi, la risoluzione, la relazione che la Commissione bilancio ha approntato al termine di un attento e fruttuoso lavoro, un lavoro collettivo di cui anch'io ringrazio l'opposizione: che non ha fatto sconti certamente, ma che ha voluto comunque dare un contributo costruttivo. Abbiamo sentito negli interventi dei colleghi che questo contributo vorrebbe poi essere maggiore, vorrebbe essere più considerato, ma comunque io ritengo questo un momento importante, un momento molto importante.

Il Parlamento sta scrivendo una pagina decisiva e, attraverso l'approvazione di questo atto, dà corpo a un'idea della propria centralità, in questa fase critica del Paese. Dalle crisi, signor Ministro, si può uscire in due maniere, o con le istituzioni impoverite, con le istituzioni più deboli - e questo apre le strade a tutte le avventure anche politiche - oppure dalle crisi si può uscire con le istituzioni più forti. Credo che scegliere di dare gli indirizzi al Governo, di mettere in campo un'azione di monitoraggio e di valutazione insieme al Governo, di seguire con attenzione e valutare tutti questi investimenti, che saranno così decisivi per il futuro del Paese, sia un modo per ridare credibilità e forza all'istituzione parlamentare, che sola rappresenta il popolo, in maniera completa e organica. Quindi, io credo che questo sia un momento molto importante. Lo dico agli amici dell'opposizione, lo dico ai colleghi della maggioranza e lo dico perché credo che, in questo documento, ci siano delle indicazioni decisive.

La prima è un'indicazione metodologica, mi permetta di dire, un'indicazione di come va affrontata questa grande crisi, di come vanno impostati questi progetti. Innanzitutto, bisogna investire su coloro che sono i motori del cambiamento, i soggetti attivi del cambiamento. La relazione lo dice con chiarezza. I soggetti attivi del cambiamento sono coloro che hanno svolto un ruolo da protagonisti in tutti questi anni, che hanno tenuto a galla questo nostro Paese. Io, tra le tante categorie che potrei citare, voglio citarne due, che sono due categorie, che sono particolarmente messe a fuoco. Non perdiamo di vista queste due categorie: gli enti locali e il tema delle donne. Sono le due categorie che hanno tenuto a galla questo Paese, molto spesso anche in questo frangente di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo investire sui soggetti del cambiamento, sulle donne, perché, come è stato detto benissimo in tutta la discussione, la parità fa bene a tutto il Paese. Fa bene all'economia, la parità di genere, fa bene alla società. Mi permetta di dire, signor Ministro, a nome anche del mio gruppo parlamentare, che noi siamo convinti che la nostra avventura come maggioranza si basa su un'idea, un'idea precisa, che è quella dell'ecologia integrale. L'ecologia integrale vuol dire che le dimensioni ambientali e le dimensioni sociali sono strettamente connesse. Non ci sarà soluzione e transizione ecologica se non verranno risolte insieme anche le questioni sociali. La prima questione sociale è quella che è stata detta più volte negli interventi, il tema dell'occupazione femminile, il tema delle infrastrutture sociali per un piano nidi di qualità, che significa meno disuguaglianza tra i bambini, ma significa anche più opportunità per le donne, significa più infrastrutture sociali e significa più incentivi all'imprenditoria femminile, più appoggio a tutte le iniziative che favoriscono, appunto, la parità di genere. Questa uguaglianza di genere deve essere l'obiettivo centrale del Recovery Fund. Questo è il grande gap da colmare per noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mettere protagonisti i soggetti del cambiamento, non pensando a progetti ispirati a un paternalismo, ma pensando al protagonismo dei corpi della società civile, in primo luogo delle donne. Questo Paese, ogni volta che ha messo le donne al centro delle sue politiche di cambiamento, ha avuto successo. Il secondo elemento è quello ancora degli enti locali. Come dicevo prima, un altro soggetto del cambiamento sono gli enti locali. Solo loro possono fare in modo che questa ecologia integrale, questa idea forte, che caratterizza la nostra coalizione, diventi concretezza. Non dimentichiamoci, signor Ministro, non dimenticatevelo nelle discussioni in Consiglio dei ministri, che la Costituzione recita all'articolo 114 che la Repubblica è costituita da comuni, province, città metropolitane, Regioni e Stato. Hanno tutti pari dignità, che vuol dire che tutti sono protagonisti nell'uscire. È vero, la responsabilità spetta a voi, nessuno discute di questo. Ma noi abbiamo bisogno che il vostro occhio, nel mettere a fuoco i progetti, sia fondamentalmente centrato nell'ascolto dei territori, che hanno le ricette per uscire dalla crisi storica, in cui il nostro Paese è uscito. Non serve centralizzare ingegneri ai Ministeri. Come dicevo, non serve, secondo me, assumere molti ingegneri nei Ministeri o a Palazzo Chigi. Serve dare ingegneri alle province, nelle direzioni delle stazioni appaltanti. Serve dare ingegneri ai comuni, serve dare ingegneri alle Regioni. Quindi, bisogna riuscire a sviluppare in maniera intelligente Quindi, io penso che questo spirito di valorizzazione delle autonomie locali debba essere quello decisivo. È, quindi, il momento di un metodo nuovo e di idee ricostruttive. È il momento anche, come ha detto bene anche la collega Boschi che mi ha preceduto, di strategie chiare. Non possiamo permetterci di fare un libro dei sogni. È compito della politica fare scelte, fare scelte precise, fare scelte chiare e dare una chiara direzione di cosa l'Italia vuole essere nei prossimi trent'anni. Io credo che l'Italia debba essere leader nella rivoluzione verde, nella transizione ecologica, debba trovare un suo nuovo ruolo, in questa che è un'economia che già è presente, come dimostrano i rapporti di tante fondazioni, della Fondazione Symbola, di Legambiente e di tante altre. Noi abbiamo già una forza straordinaria nell'economia verde, nei lavori verdi, nelle imprese che investono in sostenibilità. Questo è il nostro futuro, questo è il problema. Non c'è bisogno di accelerazione più urgente che su questo, perché dobbiamo assumere fino in fondo il fatto che anche questa crisi del COVID-19 è generata, è stata generata, dal nostro stile di vita, dal nostro modello di sviluppo, dalla nostra incapacità a vedere che stavamo consumando l'albero della terra, come diceva Alex Langer, cioè l'albero che ha smesso di dare dei frutti buoni e ha cominciato a dare frutti velenosi, di malattia, di incapacità alla convivenza, di dissoluzione dei legami sociali. Dobbiamo cambiare il modo con cui trattiamo la natura, con cui produciamo, con cui consumiamo, con cui viviamo e lavoriamo - quindi, abbiamo una sfida straordinaria, come ha detto la Presidente Ursula von der Leyen -, con cui mangiamo e riscaldiamo, il modo con cui viaggiamo. Non serve solo viaggiare veloce: serve viaggiare in maniera sostenibile. Questo è il punto. Allora, abbiamo bisogno assolutamente di un grande investimento sull'argomento della nuova transizione ecologica, intanto facendo un salto nelle rinnovabili - lo credo e lo dice bene il documento -, aumentando in maniera imponente l'investimento sulla diminuzione dei consumi energetici nel patrimonio pubblico e privato. Quindi - l'hanno detto nella discussione in tanti - aumentare la possibilità dell'ecobonus al 110 per cento, fino al 2025. Ascoltare i territori e provare la decarbonizzazione di diversi territori, i territori che più hanno sofferto, non solo Taranto, ma penso a Brindisi e a tanti altri territori, su cui vanno sperimentate politiche industriali di decarbonizzazione e una rigenerazione urbana. Va sperimentato, nei territori, con i territori, il tema di questa ecologia integrale che abbiamo detto. Va promosso un grande piano per tram e metrò nelle città, perché solo così potremo vincere il tema della sfida ambientale. Allora, io credo che abbiamo tutti gli elementi, tutte le idee e tutte le energie, ma dobbiamo avere questa ambizione, dobbiamo averla chiara, perché l'ambizione della transizione ecologica è la vera sfida su cui verremo misurati. È l'unica sfida su cui ci potremo consentire di creare posti di lavoro stabili e per il futuro. Ed è l'unica sfida che può andare incontro alle esigenze dei nostri giovani. Credo che il lavoro che è stato fatto dal Parlamento sia un lavoro prezioso. Noi non intendiamo sostituirci a voi. A voi la responsabilità, a noi il compito di dare indirizzi e di valutare e controllare la selezione che farete. Se farete scelte strategiche chiare, se farete scelte strategiche che faranno fare un salto in avanti al nostro Paese, noi, come sempre, saremo al vostro fianco, con il nostro contributo di idee, con il nostro contributo di vigilanza e, per rendere questo Paese davvero all'altezza della sfida che lo attende in Europa, un'Europa che ha fatto un salto in avanti e che, adesso, attende che l'Italia faccia un passo in avanti da leader della nuova Comunità europea